La semina del mattino
1545. «Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti» (1Cor 15, 20).
Nella terza parte della sua Prima Lettera ai Corinzi, S. Paolo affronta il mistero della risurrezione dei morti. Ciò è determinato dal fatto che molti corinti la respingevano; i greci la consideravano una cosa grossolana e gli stessi ebrei si erano pian piano avvicinati. Invece per l’Apostolo tutto parte proprio dalla proclamazione evangelica ed è espressione della cosiddetta traditio (vi trasmetto quanto ho ricevuto). Ogni altra posizione è errata. Sul mistero della morte e risurrezione di Cristo si è basata la vita e l’opera di tutti i Santi ed in particolare quella del primo germe dei santi Coreani, un gruppo di 103 martiri, col primo presbitero Andrea Kim Taegon (1821-1846) ed il laico Paolo Chong Hasang (1795-1839), la cui memoria si celebra nella liturgia odierna. A fronte delle terribili persecuzioni essi reagirono con la giovane ed entusiasta ragione di fede. La tradizione storica locale parla di più di 10.000 martiri, tra vescovi, sacerdoti, catechisti e fedeli laici. Andrea Kim ottenne molti risultati grazie alla grande capacità di comprensione della mentalità ed alla fedeltà a Dio, fino alla decapitazione. Il laico Paolo Chong non fu da meno ed ebbe compagni nel martirio diversi membri della sua famiglia a cominciare da sua madre. La bellezza di questa singolare situazione di fede è nota per il fatto che la Chiesa coreana fu fondata e sostenuta da laici già dal 1600 ed in particolare da Lee Byeok che dopo aver letto il libro del missionario gesuita Matteo Ricci fondò in Corea la prima ed attiva comunità cristiana. Bisognerebbe già qui in Europa ed in Italia tornare a questi nuovi entusiasmi per rifondare le nostre Chiese e convertire i battezzati, nell’obbedienza al Magistero della Chiesa e nella salvaguardia dei veri valori fatti meno di fasti ed onorificenze e più di concretezza di fede. P. Angelo Sardone