IN PROSPETTIVA DEL PROSSIMO ANNO SOCIALE

Scegliere un nuovo tema che guidi gli incontri dell’Associazione Famiglie Rog per i prossimi tre anni non è una cosa facile.

Il primo pensiero che si presenta è: ma sono proprio lunghi tre anni. E se poi le cose cambiano? In tre anni la società, come oggi si presenta, liquida ed in rapida evoluzione, può cambiare radicalmente. E allora? Cosa Fare? Sarebbe opportuno pensare ad una tematica che ci accompagni solo per un anno? Forse sarebbe opportuno! Sarebbe opportuno definire un tema annuale accompagnato da una ipotesi di sviluppo per l’anno successivo che dia una continuità alla trattazione del tema ma che potrebbe essere modificato o, addirittura, cambiato ne caso si ravvedesse la necessità.

Ma quale tema affrontare?

E’ chiaro che tutto va definito in ragione del percorso che l’Associazione intende fare. In che direzione andare?

Da considerare, indubbiamente, che la nostra Associazione, negli ultimi anni sta vivendo momenti di smarrimento dell’identità e di una apatia nella partecipazione  da non sottovalutare. Il tema, e di conseguenza la vita dell’associazione, deve indicare un percorso ed un modo di essere che sia aderente alle necessità della famiglia di oggi, con il suo modo di vivere e di relazionarsi nella società di oggi, senza perdere mai di vista la sua vocazione e la sua identità cristiana. Anzi cresce sempre più la necessità di identificarsi e di affermarsi come tale: Famiglia radicata in Cristo.

Nel discutere e pensare ad un tema ci viene in aiuto il Papa in un discorso del 30 novembre scorso.

La Chiesa soffre con le famiglie ferite, gli sposi siano missionari”.

Il papa lancia un forte invito affinché la Chiesa diventi una rete capillare di famiglie che annunciano il Vangelo.  Il Papa ci ricorda “che il matrimonio cristiano è legato alla missione di annunciare Cristo e dunque la formazione deve coltivare questa vocazione. Da qui il Papa esorta i pastori a sostenere questo processo perché “la Chiesa si rinnovi” diventando comunità di famiglie missionarie”. Per questo scopo il Pontefice ritiene centrale “l’opera dello Spirito Santo”.

Coltivare la chiamata a essere testimoni del Vangelo come sposi

Il Papa ricorda che i coniugi cristiani sono chiamati “a camminare con la Chiesa e nella Chiesa, a camminare insieme nella via della santità”, vivendo il matrimonio cristiano come “un cammino di fede”, unione intima degli sposi che sono “le colonne” della Chiesa domestica.

Nelle comunità parrocchiali e diocesane, dice il Papa, si avverte sempre più oggi la necessità di quel prezioso ministero degli sposi nella Chiesa: “un ministero missionario che annuncia che Cristo è vivo e operante”.

Ciò significa coltivare, all’interno della vocazione cristiana, la vocazione particolare a diventare discepoli missionari come sposi, testimoni del Vangelo nella vita familiare, lavorativa, sociale, là dove il Signore li chiama; la vocazione a manifestare la bellezza della loro appartenenza a Lui e a dare ragione di quel “di più” di vita e di amore, che è l’epifania nel mondo della speranza cristiana offerta da Cristo. È il Concilio Vaticano II, il Magistero della Chiesa, ma prima di tutto è la Parola di Dio che addita questo alto traguardo apostolico e missionario insito nel Sacramento del matrimonio.

 

Nell’udienza del 13 novembre il Papa ha lanciato un invito affinché la “La Chiesa sia rete di famiglie missionarie”, dando come esempio Aquila e Priscilla, amici e collaboratori di San Paolo. Quindi, le coppie di sposi devono diventare cellule apostoliche della comunità parrocchiali:

La Chiesa si rinnovi diventando sempre più una rete capillare di comunità di famiglie testimoni e missionarie del Vangelo.

Negli sposi Aquila e Priscilla al servizio della comunità cristiana nascente a Corinto, il Papa pone l’immagine di tanti laici impegnati a evangelizzare, a dare radici profonde alla Parola del Signore. La loro è infatti, dice Papa Francesco,  una casa speciale. E’ innanzitutto il luogo in cui si pratica “l’arte cristiana dell’ospitalità”  grazie ad un “cuore pieno di fede in Dio” e generoso nel “fare spazio” a chi è forestiero: “Così essi accolgono non solo l’evangelizzatore, ma anche l’annuncio che egli porta con sé: il Vangelo di Cristo che è «potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede». E da quel momento la loro casa s’impregna del profumo della Parola «viva»  che vivifica i cuori.”

Ecco dunque si viene componendo il modello di vita coniugale rappresentato da Aquila e Priscilla che il Papa vuole rilanciare a tutte le coppie e a tutti i laici: responsabili, a servizio della comunità, impegnati nell’evangelizzazione che ha portato la Parola del Signore fino a noi. Da qui l’appello conclusivo:

Voi laici siete responsabili, per il vostro Battesimo, di portare avanti la fede. Era l’impegno di tante famiglie, di questi sposi, di queste comunità cristiane, di fedeli laici che hanno offerto l’“humus” alla crescita della fede”. È bella questa frase di Papa Benedetto XVI: i laici danno l’humus alla crescita della fede.

Chiediamo al Padre, che ha scelto di fare degli sposi la sua «vera “scultura” vivente» – credo che qui ci siano i nuovi sposi. Ci sono? Ce ne sono, lì? Eccoli! Ascoltate voi la vostra vocazione: voi dovete essere la vera scultura vivente – di effondere il suo Spirito su tutte le coppie cristiane perché, sull’esempio di Aquila e Priscilla, sappiano aprire le porte dei loro cuori a Cristo e ai fratelli e trasformino le loro case in chiese domestiche. Bella parola: una casa è una chiesa domestica, dove vivere la comunione e offrire il culto della vita vissuta con fede, speranza e carità.