L’esperienza di Maria Libera Zarigno che ha vissuto la GMG, a Cracovia, come volontaria. Quale la spinta di questa scelta?

Volontario alla GMG
Vivere la Giornata Mondiale della Gioventù da volontario è stata un’esperienza del tutto nuova.  Con ancora nel cuore la GMG di Madrid del 2011, sentivo di dover rifare questa esperienza e che partire da pellegrino non bastava… in me si muoveva il forte desiderio di servire il Signore! quale modo migliore di servirlo se non servire gli altri? Da qui la mia decisione: il 18 luglio sono partita per Cracovia, da sola. Una volta lì, tutto è stato surreale: eravamo tante persone con gli stessi ideali e valori; tutti lì per la stessa Ragione. Nonostante parlassimo lingue diverse, l’unica lingua che contava era quella dell’Amore; la presenza del Signore era tangibile e si gioiva, ci si stupiva ed emozionava anche solo per una piccola cosa come un abbraccio o un sorriso gentile. Le parole che riassumono la mia esperienza sono tre: preghiera, servizio, stanchezza. La preghiera è stata fondamentale nelle due settimane, come la corrente per la batteria di uno smartphone; ho scoperto una nuova e bella relazione col Signore che fino a quel momento non avevo mai avuto perché avanzavo come principale scusa la mancanza di tempo, questa relazione mi ha dato la giusta carica e motivazione. Il servizio agli altri era il principale motivo per cui ero lì; mi ha permesso di intessere relazioni con tantissime persone, ognuno con una storia diversa di cui fare tesoro e che porterò per sempre nel cuore. La stanchezza era la principale conseguenza del mio lavoro; per quanto potesse essere stata stancante una giornata quella dopo lo era ancora di più e quella dopo peggio ancora; si dormiva poco e si camminava e lavorava davvero tanto, per questo, senza la preghiera non si avevano i giusti mezzi per operare. Infine un’altra parola la vorrei aggiungere: gratitudine. Alla fine della giornata, tra il corpo dolorante del giorno appena concluso e la consapevolezza della giornataccia del giorno dopo, il cuore era pieno. Ero grata al Signore per quella stanchezza, che veniva dalla gioia di servire Dio insieme ad altri giovani come me. Alla fine ero convinta di essere partita da sola  ma in realtà non lo ero mai stata e adesso so che non lo sarò mai.
Non  potrò mai dimenticare un ragazzo, un mio amico, che durante una passeggiata rubata tra un impegno e l’altro, alla fine di una giornata in cui i piedi ed ogni parte del corpo chiedeva pietà, esclama all’improvviso: “Ma quant’è bella la vita?” Io l’ho guardato sorpresa e ho sorriso senza rispondere,  mi sono resa conto che aveva ragione; di questo sono grata, e ogni sera, come a Cracovia, me ne vado a letto riflettendo sulla mia giornata, guardando alle cose  che sono andate storte e mi dico che la vita è bella anche per queste storture, e ringrazio.
Maria Libera Zarigno